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In un mix tra fantasia e realtà, in Dampyr capita di imbattersi in personaggi, miti e leggende, che nella fantasia popolare esistono veramente, come Erlik Khan e la sua armata, Omulu, gli Amesha e altri ancora. Oltre a questo, possiamo troviamo citazioni a fatti e vicende che hanno avuto un peso nel corso della storia, come l'incontro a Villa Diodati del grande Lord Byron e il Dottor Polidori, il caso del Vampiro di Highgate, gli "chouans" ribelli della Bretagna dopo la Rivoluzione Francese ecc...
Camael
Camael / Caleb Lost In Dampyr, Camael è Caleb Lost, amico e protettore di Harlan Draka nonché suo angelo custode. Ma chi è Camael secondo la tradizione?

Arcangelo CAMAEL: Potenza della Giustizia e della Grazia.
Nel disegno dell'Albero degli Angeli e degli Arcangeli, CAMAEL figura dopo TSADKIEL - HESEDIEL.
Nel dispiegamento della vita quale appare nella Bibbia, le forze di GUEBURAH - MARTE, guidate da CAMAEL, sono quelle che hanno causato l'espulsione di Adamo dal Paradiso Terrestre (retto da HESEDIEL) dopo che egli aveva ceduto alle lusinghe degli Angeli dell'Abisso.
Il Programma dell'Arcangelo CAMAEL è contenuto nel decreto divino in base al quale l'uomo dovrà guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, ma inteso in senso lato; ossia: tutto ciò che emanerà dall'Uomo, l'Opera Umana, sarà fatto al prezzo dello sforzo sostenuto, e perfino della sofferenza.
Pertanto, CAMAEL e il Coro degli Angeli Dominazione, rappresentano la Caduta (ovvero l'ingresso) dell'Uomo in un Mondo Inferiore, e sono incaricati di ricondurre l'Umanità, tramite il suo lavoro, alla volta del lussureggiante Paradiso Perduto.
Erlik Khan
Erlik Khan Erlik Khan, Maestro della Notte che Harlan e soci incontrano per la prima volta nel n.30 "Il mare della morte", nella tradizione popolare dei Calmucchi (popolazione nomade di razza mongolica), è uno dei più temibili Burcani, ritenuto il Dio dell'Inferno, inesorabile punitore dei malvagi la cui statua gigantesca, armata della folgore, lo rappresenta nell'atto di calpestare un colpevole. È conosciuto anche in Europa, dove è diffuso il mito di un'armata delle tenebre (Masnada di Hellequin) guidata da un dio dei morti chiamato, a seconda delle etimologie, Hellequin, Erlenkonig o Erlik Khan.
Intorno l'anno mille, vediamo comparire gli Exercitus Mortuorum, guidati dal gigante a cavallo Hellequin (probabilmente assimilabile all'Odino dei Celti): si trattava di cortei di morti che attraversavano le contrade senza aver cura di risparmiare ciò che si trovava sul loro cammino. Il prete normanno Gualchelmo, riferì di essere stato salvato dalla furia dei cavalieri infernali proprio da uno di questi, nel quale riconobbe suo fratello:

"Nella notte del primo gennaio 1091 il cappellano (Gualchelmo) ritornava da una visita a un malato della sua parrocchia quando, solo e lontano da qualunque abitazione, sentì il fracasso di un esercito immenso, che prese per quello di Roberto di Belleme, in marcia per assediare Courcy. La notte era chiara, il prete era giovane, coraggioso e robusto: si pose al riparo di quattro nespoli, pronto a difendersi se fosse stato necessario. In quel momento gli apparve un gigante, armato di randello, che gli ordinò di rimanere sul posto per assistere alla sfilata dell'exercitus, a ondate successive. Il primo gruppo era il più composito. Era un'immensa truppa di fanti, con bestie da soma cariche di vesti e di utensili diversi, come briganti che camminano oppressi sotto il peso del bottino. Affrettavano il passo gemendo e fra loro il prete riconobbe dei vicini recentemente deceduti. Seguiva una schiera di sterratori (turma vespillionum), alla quale si unì il gigante; essi portavano a due a due una cinquantina di barelle cariche di nani, che avevano la testa smisuratamente grossa o a forma di vaso (dolium). Due etiopi -demoni neri- portavano un tronco d'albero sul quale era legato e torturato uno sventurato che urlava per il dolore; un demone terrificante, seduto sul tronco, lo feriva ai reni e alla schiena colpendolo con i suoi speroni incandescenti. (...).
Seguiva un gran numero di donne a cavallo, sedute all'amazzone su selle dotate di chiodi ardenti; incessantemente il vento le sollevava all'altezza di un cubito per lasciarle poi ricadere dolorosamente sulle loro selle; i seni erano trapassati da chiodi arroventati che le facevano urlare e confessare i loro peccati. (...).
Il prete, terrorizzato, vide in seguito un esercito di preti e di monaci, guidati da vescovi e abati, che portavano ognuno la propria croce. I secolari erano vestiti con una cappa nera, i regolari con una cocolla nera. Essi si lamentavano e supplicavano Gualchelmo, che chiamavano per nome, di pregare per loro.(...).
Masnada di Hellequin Ancor più spaventoso era il gruppo successivo: era l'esercito dei cavalieri (exercitus militum). Tutto nero e che vomitava fuoco. Su immensi cavalli essi si affrettavano, muniti di ogni sorta di armi e di bandiere nere, come se andassero alla guerra. (...).
Passate ormai parecchie migliaia di cavalieri, Gualchelmo si rese conto che si trattava senza alcun dubbio della Masnada di hellequin (familia Herlechini): aveva già sentito dire che molte persone l'avevano vista, ma non aveva mai creduto ai suoi informatori, anzi si era burlato di loro. Temeva quindi di non essere creduto a sua volta, se non avesse portato una prova sicura della sua visione. Per questo motivo decise di catturare uno dei cavalli neri che passavano privi di cavaliere. Il primo gli sfuggì. Sbarrò allora la strada al secondo, che si fermò come per lasciarlo montare ed emise dalle froge una nuvola di fuoco della grandezza di una quercia. Il prete passò il piede nella staffa e afferrò le redini, ma sentì improvvisamente un intenso bruciore al piede e un freddo indicibile alla mano. Dovette lasciar andare l'animale, quando improvvisamente comparvero quattro cavalieri, i quali lo accusarono di aver cercato di rubare la loro proprietà e gli ordinarono di seguirli. (...)
Il morto enumerò dunque i segni che finirono col convincere il prete, il quale ascoltò il messaggio che doveva trasmettere. Ma Gualchelmo tornò in sé: non voleva fare da messaggero per un criminale. Preso da furore l'altro lo afferrò alla gola con una mano ardente che vi avrebbe lasciato un marchio indelebile, il signum dell'autenticità dell'apparizione. Lasciò la presa quando il prete invocò la Madre di Dio, anche perché un nuovo cavaliere si era interposto, levando la sua spada e accusando gli altri quattro di voler uccidere suo fratello. Il nuovo arrivato rivelò la propria identità: si trattava del fratello di Gualchelmo, Roberto, figlio di Rodolfo il Biondo".


Dell'esercito dei morti, si ebbero notizie fino alla fine del secolo XVI, e sebbene le apparizioni fossero diventate più rare, a Francoforte s'instaurò la consuetudine di pagare alcuni giovani che, una volta all'anno, conducessero di notte davanti alle porte delle case, un carro coperto di foglie cantando canzoni. In questo modo si celebrava la memoria dell'esercito dei morti. Il destino del terribile cavaliere Hellequin, dopo essere stato demonizzato, fu di ricomparire, in veste di maschera, nel teatro borghese assumendo il nome di Arlecchino, il cui abito è composto dai pezzi di uniformi strappate e il cui volto è annerito dalle fiamme dell'inferno.
Omulu
Omulu è un Maestro della Notte africano con cui Dampyr si scontra nei n.6/7 ("La costa degli scheletri" e "Zona Proibita"). Ma vediamo nella "realtà" chi è.
È considerato l'Orixà (divinità) delle malattie e della morte. In Africa gli Orixàs erano numerosissimi, ogni tribù dava la preminenza ad alcuni piuttosto che ad altri e li chiamava in modo diverso. Ma chi sono gli Orixàs?
Omulu Tutto parte dal concetto di un unico grande Dio, Olodumaré, padre di tutti gli Orixàs. Olodumaré non è l'oggetto di nessun culto specifico, la sua superiorità sugli altri dei è puramente dottrinale e, nelle preghiere, non viene quasi mai menzionato. Sono gli Orixàs i veri protagonisti del culto, ma essi non sono dei, non hanno potere creativo. Nella maggior parte dei casi potrebbero essere classificati come spiriti della natura quali il vento, il fuoco, il mare ecc. In realtà si tratta, in quanto figli di Olodumaré, dei vari modi in cui il divino si manifesta nel mondo animale, vegetale ed in quello delle idee (culturale, morale ed etico). La cultura tradizionale africana, trapiantata nelle Americhe, ha sicuramente subito molteplici influenze da altre culture, tuttavia è riuscita a mantenere quasi intatto non solo il proprio patrimonio culturale, ma anche quello religioso, creando una sorta di nuova religione che armonizzasse le varie teologie che spesso in Africa venivano a cozzare con i vari interessi politici e tribali. La schiavitù è riuscita a cementare una sorta di coesione tra individui che, pur provenendo da stati o regni differenti, erano accomunati in quella triste esperienza da caratteri fisici e culturali vicini. In Brasile la maggior parte degli schiavi proveniva dalla Nigeria, di lingua yoruba, perciò fu questo grande gruppo a influenzare maggiormente il campo religioso ed a dare il nome ai vari spiriti ed eroi africani. Omulu In Brasile, Obaluaie è un Orixá molto importante, come si deduce dal suo stesso nome, infatti questo termine significa signore della terra. L'altro appellativo con cui questa divinità viene spesso indicata, Omulu, con riferimento alle sue apparizioni nelle sembianze di un giovane guerriero, significa invece figlio del signore, almeno stando a una delle etimologie proposte. Tali manifestazioni di riverenza non sono tanto dovute alla sua posizione nella gerarchia degli Orixás, ma vanno piuttosto lette come un atteggiamento di rispetto per così dire prudente: pronunciare il suo vero nome (che per la cronaca sarebbe Xapana) è ritenuto infatti molto pericoloso. E non a torto, dato che Obaluaie esercita il proprio potere attraverso le malattie: in particolare quelle della pelle, come la lebbra e il vaiolo, ma anche tutte le altre, comprese quelle dello spirito. Naturalmente usa questo suo potere in tutti e due i sensi: da una parte infatti si serve delle malattie come mezzo per punire chi si è macchiato di qualche colpa o anche semplicemente per liberare il mondo da ciò che è superfluo o dannoso, permettendo così il rinnovamento necessario alla vita. Dall'altra è proprio lui quello a cui ci si rivolge affinché curi le malattie stesse. Questo spiega il suo ruolo fondamentale nei rituali che hanno lo scopo di allontanare le influenze malefiche da un individuo o dalla comunità e che infatti terminano sempre con un ebó (offerta, sacrificio) a lui destinato. Nel corso di questi riti, Obaluaie discende su uno dei suoi adepti e danza appoggiandosi a un bastone come un vecchio, curvo e sofferente a causa delle piaghe, agitando lo xaxará, una specie di scettro fatto con strisce di legno ricavate dalle nervature di foglie di palma e impreziosito da conchiglie, per mezzo del quale allontana le influenze malefiche che sono causa delle malattie. Il ritmo che accompagna Obaluaie nella danza, si chiama opanijé, parola il cui significato è "uccide e divora chiunque", chiaro riferimento al suo forte legame con la morte, cosa che lo accomuna a sua madre Nana. Obaluaie è infatti figlio di costei e di Oxalá, quest'ultimo unitosi con lei per via di un incantesimo, secondo alcuni, o semplicemente dopo essersi fatto ubriacare, secondo altri. In ambedue i casi, comunque, l'autrice dell'inganno fu la stessa Nana che per questo motivo venne punita: il bambino che nacque da questa unione infatti venne al mondo con il corpo completamente coperto di piaghe. La madre, disgustata, lo abbandonò in riva al mare, perché venisse portato via dai flutti: ma Iemanjá, divinità marina e madre per eccellenza ("colei che protegge anche i figli non suoi") lo salvò, lo guarì e lo educò come se fosse figlio suo. Un giorno Ogun (secondo altri, Iemanjá stessa) mosso da compassione per Obaluaie, che se ne stava sempre in disparte vergognandosi delle cicatrici mai scomparse del tutto, andò nella foresta e fece per lui una specie di tunica di paglia, sufficientemente lunga per coprire interamente il suo corpo. E anche un cappuccio, sempre di paglia, indossando i quali l'Orixá potesse nascondere le sue piaghe. Fu da quel momento che Obaluaie cominciò a mostrarsi in giro ed è per questo motivo che viene sempre rappresentato in una così strana foggia. Le persone dominate da Obaluaie amano mettere in mostra le proprie sofferenze, spesso anche esagerandole: sembra proprio che traggano da questo atteggiamento un piacere masochistico. Nonostante ciò, o forse proprio a causa di questa loro tendenza, spesso tra di esse si possono trovare persone capaci di consacrarsi agli altri, dimenticando completamente se stesse.
Bastet
Bastet, la dea gatto Bast, Bastet o Bastit era nella mitologia egizia una divinità raffigurata con corpo di donna e testa di gatto. Dea della città di Bubastis, che da lei prese il nome, fu onorata particolarmente dai sovrani della XXII dinastia e considerata talvolta come una forma poco caratterizzata di Hathor o di Sekmet, ma contrariamente a quest'ultima, che rappresentava i raggi del sole nella loro specificità bruciante, Bastet avrebbe i tratti di una dea benevola.
Alle origini, Bast era una divinità del culto solare, ma quando l'influenza greca si estese sulla società egiziana, Bast divenne una dea lunare, in quanto i Greci la identificarono con Artemide. A partire dalla II Dinastia, Bastet venne raffigurata come un gatto selvatico del deserto oppure come una leonessa.
Bast era la "Figlia di Ra", quindi aveva lo stesso rango di altre dee quali Maat e Tefnut. In più, Bast era uno degli "Occhi di Ra", nel senso che veniva mandata specificamente ad annientare i nemici dell'Egitto e dei suoi dei.
Il culto di Bast raggiunse una diffusione tale che il gatto in Egitto era protetto dalla legge. Era vietato fargli del male o trasferirli al di fuori dei confini del regno dei faraoni. Chi violava tali disposizioni era passibile di pena di morte. Nonostante le leggi egizie proibissero l'esportazione dei gatti, ritenuti animali sacri, i navigatori fenici li contrabbandarono fuori del paese, facendone oggetto di commercio insieme ad altre merci preziose. Furono poi i Romani a portarli per primi nelle isole britanniche.
Gli Egiziani avevano un modo di dire: "non si accarezza la gatta Bastet prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet". Bast era infatti comunemente accoppiata a Sekhmet, la dea dalla testa di leone di Memphis, Wadjet ed Hathor. Questo modo di dire affonda le sue radici nella leggenda di Ra che, infuriato, provocò una siccità (evento terribile per gli egiziani che vivevano delle piene del Nilo). Quando si fu calmato, Ra mandò Thot a cercare Bast in Nubia, dove la dea si nascondeva sotto forma di leonessa (Sekhmet). Discendendo il Nilo, Bast si era bagnata nel fiume in una città sacra a Iside, trasformandosi di nuovo in gatta ed era entrata trionfante a Per Bastet (città dei gatti), dove fu poi trovata da Thot (per molti secoli gli egiziani hanno ripercorso il suo viaggio in venerazione dei gatti).
Vlad Tepes III
Principe condottiero storicamente esistito, il suo nome era Vlad III, detto Tepes cioè l'impalatore. Il soprannome Dracula deriva dal padre, Vlad II, che apparteneva all'ordine cavalleresco del Drago (fondato nel 1418). Vlad II era un voivoda (nobile feudatario) di Valacchia, e nonostante il suo principato venne svariate volte invaso dal sultano musulmano Murad II, riuscì sempre a conservare una sorta d'indipendenza, cambiando spesso bandiera a seconda delle esigenze. Vlad Nel 1431 il principe Vlad II ricevette dall'imperatore d'Ungheria Sigismondo, le insegne del Drago, onore altissimo che, almeno questo era quanto sperava l'imperatore, avrebbe trattenuto l'infido voivoda dall'allearsi un'altra volta con turchi. Con il cavalierato del Drago (draco, in latino), Vlad aggiunse al suo casato il titolo di Dracul.
Anni prima Vlad II aveva sposato la principessa Cneajina, appartenente ad una nobilissima famiglia e da cui aveva avuto tre figli: Mircea, il primogenito su cui riversava tutto il suo affetto e le sue ambizioni, Vlad, nato a Sighisoara nel 1431, e Radu. Questi ultimi due erano completamente trascurati dal padre e crebbero al seguito della madre, che ebbe cura della loro educazione. Mentre la fama del valore guerriero di Mircea continuava a crescere, i territori Balcani erano invasi dal terrore dell'avanzata della Mezzaluna: il Papa implorava l'unità delle forze cristiane, ma già il Sultano aveva posto l'assedio a Costantinopoli. Molti voivoda preferirono passare al vincitore per salvare i propri possedimenti e la propria vita, e dato che Murad II era molto generoso con i suoi alleati, anche Vlad II si decise a tal senso, soprattutto dopo aver perso un punto d'appoggio con la morte dell'imperatore Sigismondo. Per tacitare i legittimi sospetti del Sultano sulla sua fedeltà, il voivoda gli consegnò in ostaggio i propri figli: non il prediletto Mircea, bensì i due minori, dei quali non avrebbe sofferto granché l'eventuale perdita. Dalla tranquillità del castello paterno, nel 1440 circa, i due giovanissimi principi ebbero quasi subito il battesimo del sangue: appena entrarono in territorio musulmano, gli emissari del sultano massacrarono la loro scorta, li presero in personale consegna e li condussero nella reggia di Gallipoli, sulla riva dei Dardanelli. Crebbero nell'opulenza del fasto orientale, plasmandosi sulla diplomazia ottomana, affinandosi nell'arte del raggiro e della simulazione, conoscendo le sempre nuove tecniche di tortura inflitte ai nemici di Murad. Fecero numerose amicizie nella corte, entrando negli harem, apprendendone i raffinatissimi piaceri. Fu in questo periodo che Radu fu soprannominato il Bello: tale era la sua avvenenza che perfino il sultano ne rimase ammaliato e lo volle nel suo harem maschile. Tuttavia, anche in quest'esilio dorato, la loro vita era in costante pericolo: tutto dipendeva dalla condotta del padre che, in quel momento si era rischiarato con la cristianità partecipando, con l'inseparabile primogenito, alla crociata indetta dal papa Eugenio IV, che si concluse con il disastro, per i cristiani, di Varna (1444). Il banchetto Tre anni dopo, nel dicembre 1447, Vlad II e Mircea caddero in un'imboscata, durante una delle loro scorribande in Transilvania: Vlad fu ucciso, Mircea fu sepolto vivo dopo essere stato accecato con ferri roventi. Il legittimo erede al trono valacco era il diciassettenne Vlad III. Il giovane fuggì dalla corte turca, forse con l'aiuto di Maometto II, figlio primogenito del sultano e suo grande amico, lasciando Radu, ormai completamente assuefatto alle usanze musulmane. Giunto nella reggia paterna di Tirgoviste la trovò occupata un usurpatore: senza scomporsi, Vlad III si rifugiò in Moldavia, alla corte dello zio paterno Bogdan, e strinse amicizia con il cugino Stefano, anzi, a vicenda si giurarono che un domani, chi avesse avuto il potere per primo, avrebbe aiutato l'altro per ottenere il proprio. Negli anni che seguirono Vlad praticò il suo tirocinio nell'arte della guerra, partecipando alle crociate nei Balcani ed alle guerriglie contro i Turchi, fino al 1454, anno in cui rientrò in possesso dei domini paterni. Ora poteva concedersi le vendette che sognava da anni: annientare tutti coloro che non lo avevano riconosciuto erede legittimo e lo avevano costretto alla fuga sette anni prima. I massacri compiuti da Dracula e l'atrocità delle sue torture, soprattutto l'impalatura, compaiono nei resoconti storici russi, tedeschi ed ungheresi. Era solito organizzare fastosi banchetti a cui invitava coloro dei quali desiderava sbarazzarsi, poi faceva allestire una vera e propria foresta di pali acuminati e, dall'alto della torre, detta di Chindia, contemplava a suo agio il martirio dei nemici. Otto anni dopo mantenne fede alla promessa fatta al cugino Stefano e, dopo aver armato un esercito, insieme invasero la Moldavia, uccisero l'usurpatore Aron e Stefano salì sul trono. La fama di crudeltà di questo principe era pari al suo coraggio e alla sua astuzia: realisticamente conscio del pericolo rappresentato dall'avanzata ottomana, capeggiata dal sultano Maometto II suo ex amico, accolse l'appello lanciato da papa Pio II, ma fu l'unico a schierarsi contro l'Islam: in un giorno d'estate del 1462 ci fu lo scontro tra i due eserciti. Il piano di Vlad III era di attirare i turchi all'interno del territorio, fino alle foreste dei Carpazi, territori a lui congeniali. Nella sua finta ritirata bruciò tutti i villaggi e le riserve alimentari, avvelenò pozzi e corsi d'acqua gettandovi le carogne degli animali e fece tabula rasa dietro di se. Giunse fino a Tirgoviste e, approfittando di un momento di debolezza dell'esercito nemico, penetrò nel loro accampamento con il piano di uccidere proprio il sultano. Vlad Il piano fallì perché non era stata calcolata l'abilità dei giannizzeri, guerrieri scelti. Tuttavia questo bastò per conferire a Vlad la fama di temerario, di coraggioso principe e del più gran difensore della cristianità. Ma la sua crudeltà aveva fatto sì che gli altri voivoda sostenessero il candidato che il Sultano proponeva: altri non era che Radu, suo fratello cadetto. Narra una leggenda che, in questo clima di terrore, la moglie di Vlad, di cui era innamoratissimo, si gettò nel fiume Arges per non cadere in mano ai turchi; da questo episodio la crudeltà di Dracula aumentò ancora di più. Vista la mala parata, a Vlad restava un'unica possibilità: l'aiuto del cugino Stefano IV, che cercò di approfittare della situazione ingrandendo i suoi possessi in Moldavia. Ma caso volle che i turchi avessero la stessa idea: in uno scontro Stefano ebbe la peggio, in Valacchia fu insediato Radu, mentre Vlad era costretto alla latitanza sui monti. Perfino il re d'Ungheria, Mattia Corvino, costretto ad un segreto patto di non aggressione con la mezzaluna, si schierò contro Vlad che nel Natale 1462 fu condotto in catene a Buda. Per dodici anni, dal 1462 al 1474, restò prigioniero, ma fu una prigionia dorata, confacente al suo rango: vinse in una sontuosa villa vicino Pest, donatagli dal re, sulle rive del Danubio, sposò Ilona Szilagy, figlia di un barone e nelle cui vene scorreva sangue reale; da lei ebbe due figli e si riconvertì alla religione ortodossa della sua infanzia. Bisogna dire che Vlad era un prigioniero prezioso: sebbene la fama delle sue gesta destasse raccapriccio, restava sempre il grande guerriero che aveva difeso la Croce dal pericolo della Mezzaluna, il Papa in persona aveva a cuore la sua sorte. Sisto IV, infatti, indisse l'ennesima crociata, a capo della quale servivano guerrieri esperti, coraggiosi e privi di scrupoli, furono scelti Vlad III ed il serbo Vuk Brankovic. Stefano IV, conoscendo l'indole vendicativa del cugino e cercando di riparare il suo tradimento di qualche anno prima, s'affrettò a detronizzare Radu per preparare il posto a Vlad: i tre strinsero un patto d'alleanza. Nel 1476 Vlad III poté riavere i suoi titoli ed i suoi possessi. Nell'ennesimo scontro contro i turchi, durante l'estate del 1476, Vlad III cadde in battaglia, pare, anzi, che fosse colpito dai suoi stessi soldati che l'avevano scambiato per un turco, poiché indossava un copricapo simile a quello che portavano gli infedeli. Una leggenda dice che la su testa fu spiccata dal corpo e poi esposta ad Istanbul. È, storicamente, più attendibile la versione che il corpo di Vlad sia stato sepolto, con gli onori attribuiti ad un voivoda, nel monastero che sorge sull'isola del lago di Snagov.
Erzbeth Bathory
Nello speciale n.1 "Dracula Park", tra i vari vampiri enciclopedici che il sommo Boselli ci propone, troviamo la famosa contessa Erzbeth Bathory.
Nata nel 1560 in una delle più antiche e ricche famiglie della Transilvania (il più famoso dei Bathory fu Re Steven di Polonia), Elizabeth Bathory fu considerata una tra le donne più sanguinarie di tutti i tempi. Erszbeth Bathory Sposò il Conte Ferencz Nasdasdy quando aveva appena 15 anni, mentre lui ne aveva 26 e visse con lui nel Castello Csejthe nella contea di Nyitra, in Ungheria. Il Conte, soprannominato "L'eroe nero di Ungheria" passava molto tempo lontano da casa per combattere; durante le sue ripetute assenze, il servo di Elizabeth, Thorko, la iniziò all'occulto. Elizabeth, per un breve periodo, scappò con un oscuro straniero, ma poi decise di tornare a casa. Fortunatamente il conte la perdonò, ma Elizabeth, tornata al castello, iniziò ad entrare in conflitto con la suocera e, cosa assai più terribile, iniziò a torturare le serve con l'aiuto della sua vecchia balia Iloona Joo. Nel 1600 Ferencz morì ed inizò il periodo delle vere atrocità di Elizabeth che, per prima cosa, fece espellere l'odiata suocera dal castello. Molto vanitosa ed ormai quarantenne, la contessa iniziava ad essere preoccupata della vecchiaia e della sua perdita di bellezza. Si narra che un giorno una serva, rea di averle tirato i capelli mentre glieli stava acconciando, fu colpita dalla contessa così forte da farla sanguinare; il sangue della giovane cadde sulla mano della contessa che immediatamente pensò che la sua pelle avesse acquisito la freschezza della giovane ragazza attraverso il suo sangue; Elizabeth era sicura di aver scoperto il segreto dell'eterna giovinezza. Con l'aiuto di Thorko e del maggiordomo, la spogliò e la dissanguò, versando il suo sangue in un'enorme vasca, dopodiché vi si immerse. Furono sue complici anche due fattucchiere, Darvula e Dorottya Szentes. Erszbeth Bathory illustrata da Stefano Andreucci Per i successivi 10 anni, i perfidi servitori di Elizabeth la rifornirono costantemente di nuove ragazze per il rituale bagno di sangue, ma una delle vittime, riuscita a scappare, informò le autorità sui terribili fatti che accadevano al Castello Csejthe. Re Mathias di Ungheria ordinò quindi al Conte Cuyorgy Thurzo, cugino di Elizabeth e governatore della provincia, di attaccare il castello. Il 30 dicembre del 1610, le sue truppe assalirono il castello. Quando entrarono, si trovarono di fronte ad uno spettacolo agghiacciante: una ragazza morta nella stanza principale, prosciugata del suo stesso sangue ed un'altra viva ma dal corpo cosparso di fori; nei sotterranei scoprirono molte ragazze imprigionate e, sotto il castello, i corpi di almeno altre 50 ragazze. Elizabeth fu arrestata e processata a Bitcse. Si rifiutò di dichiararsi colpevole o innocente e non fu mai presente al processo. Johannes Ujvary, il maggiordomo, testimoniò che circa 37 ragazze erano state assassinate, sei delle quali egli aveva personalmente assunto per lavorare al castello. Le vittime venivano legate e tagliate con forbici e coltelli. A volte erano le due fattucchiere a torturare le ragazze, a volte la contessa stessa. La vecchia balia di Elizabeth testimoniò che circa 40 ragazze erano state torturate ed uccise. Tutte le persone coinvolte negli omicidi, tranne la Contessa Bathory, furono decapitate e cremate escluse le due complici che furono bruciate vive.
La Contessa Elizabeth non fu mai condannata per alcun crimine, ma fu ordinato che le porte e le finestre della camera da letto della contessa fossero murate con lei dentro, lasciando solo un foro dal quale far passare il cibo. Re Mathias II chiese la pena di morte per Elizabeth ma, su richiesta del cugino primo ministro, si accordò per un rinvio a tempo indeterminato della sentenza, che in realtà significava una reclusione solitaria a vita.
Morì nel 1614 dopo 4 anni di prigionia.
Vampiro di Highgate
Nel n.45 "Il vampiro di Highgate", Mauro Boselli ci narra cambiando nome ai personaggi, la vicenda del caso che interessò l'Inghilterra negli anni '70. Nell'albo in questione, i cacciatori di vampiri Dean Barrymore e Jack Tarrant, altro non sono che le storpiature di Sean Manchester e David Farrant, il primo divenuto famoso per la caccia all'ormai famoso vampiro di Highgate e il secondo perché accusato di aver profanato tombe. Vediamo come si svolsero i fatti. Cimitero di Highgate Il cimitero di Highgate, venne aperto nel 1839 dopo anni di epidemie comunali di colera e divenne velocemente alla moda tra i vittoriani per l'eleganza e la costosità e divenne famoso per il presunto vampiro e per aver ispirato alcune scene del Dracula di Bram Stocker.
Oltre 165.000 persone sono sepolte nella bella area della collina al nord di Londra che si estende su oltre 37 acri, due dei quali sono ora terreno sconsacrato. Il cimitero è diviso nella più nuova e correntemente usata parte est, e nella più vecchia e misteriosa parte ovest da Swain's Lane, una ripida strada che va dall'Highgate Village a Kentish Town costeggiando il Waterlow Park. Un corridoio sotterraneo in disuso collega le due metà, permettendo alle bare nelle ere antecedenti di attraversare discretamente la strada dalla cappella quando necessario. Il busto commemorativo di Karl Marx si trova nell'accessibile sezione est, mentre il più limitato accesso ovest è la più pittoresca ultima casa di alcuni luminari come i fisici del IX secolo Michael Faraday e la bella Elisabeth Siddal (l'esumata moglie di Dante Gabriel Rossetti). Le storie raccontate dai passanti di questa strada bisecante risalgono al 1967 e hanno inizialmente generato la leggenda del vampiro di Highgate, una saga così controversa che se ne continua a dibattere anche al giorno d'oggi. Considerando il caso del vampiro di Highgate, è importante ricordare che il cimitero allora era un posto molto diverso rispetto a quello che è adesso. La parte ovest era stata effettivamente abbandonata dai proprietari ed era derelitta, le carcasse sgretolate e freneticamente aggrovigliate dalla natura negli anni, le piante e gli animali la amavano ma la gente non la pensava allo stesso modo. I ragazzi e i meno ingenui cercatori di brividi oltrepassavano le rovine, commettendo profanazione, vandalismo e ogni tipo di attività occulta. Tutto cambiò nel 1975 quando il cimitero fu messo sotto il controllo dei Friends of Highgate, e benché il loro regime era polemico, riuscirono almeno a limitare il facile accesso a la distruzione delle cripte. David Farrant Sebbene le adeguate camere funerarie sotterranee di famiglia avevano i loro vetri, considerando i pannelli rotti da molti anni, distorti bisbigli hanno continuamente e ambiguamente collegato il cimitero con il vampiro più conosciuto del mondo. Fu in questa atmosfera malsanamente fertile che iniziarono a diffondersi le voci sul nonmorto che affliggeva i vivi, basato sugli avvistamenti da Swain's Lane attraverso il permanentemente chiuso cancello nord del cimitero. Dal cancello nord c'è un cammino diretto al Circle of Lebanon, un cerchio di cripte che circonda un enorme pianta di cedro vecchia come niente di umano che è stato costruito sul terreno (Il principale accesso a queste catacombe è attraverso le massicce colonne adornate di loto dell'Egyptian Avenue, sulla parte opposta del Circle dalla chiesa di St Michael's). Sean Manchester, che si autoproclama cacciatore di vampiri e presidente della British Occult Society, narra nel suo autobiografico The Highgate vampire che un paio di studentesse adolescenti del convento Sainte Union, stavano andando verso casa passando oltre il cancello nord, quando entrambe videro ciò che descrissero come "delle tombe che si aprivano e dei corpi che si alzavano". Manchester dice anche che un ragazzo stava accompagnando a casa la sua ragazza, quando entrambi furono terrificati da un orribile volto all'interno dello stesso cancello chiuso, e che quando più tardi il ragazzo diventò cacciatore di spiriti fu spaventato da un opprimente figura che emetteva suoni e da una scura apparizione. Sean Manchester Queste non sono le uniche storie. Dal 1970 i quotidiani locali intrattennero i lettori con articoli e continue pagine di lettere e dialoghi sugli avvistamenti di fantasmi. Fu anche riportata una piena di animali selvatici e domestici mutilati e non ci volle molto perché venisse fatto un collegamento soprannaturale tra le due cose. Il vicinato è stato a lungo scontento di come il cimitero, conosciuto una volta come Victorian Valhalla, fosse diventato un bassifondo rurale, e queste agitazioni occulte furono avidamente ricevute come altri argomenti di protesta. Manchester era frequentemente nella stampa e aumentò significativamente il suo profilo pubblico quando annunciò il desiderio di esorcizzare il vampiro. Ciò che inizialmente lo convinse, fu l'essere stato contattato da Elizabeth Wojdyla, una delle due ragazze del convento che aveva chiesto aiuto per le sue sofferenze di anemia e incubi sull'uomo animale fuori dalla sua finestra. Manchester affermò di curarla creando una protezione con oggetti come aglio, sale e crocifisso d'argento. Altro fattore che lo convinse, fu il contatto con una donna di nome Anne per conto di sua sorella, chiamata con lo pseudonimo di Luisa, che aveva due buchi sul collo e una compulsione di visitare il cimitero di Highgate mentre camminava sonnambula.
Lui la seguì al columbarium del Lebanon Circle, dove lui e Anne sentirono un suono rimbombante come quello descritto pochi anni prima, il quale terminò quando lanciò un crocefisso d'argento tra la pesante, arrugginita porta di ferro e Luisa. Nel marzo di quell'anno, Sandra Harris del programma "Today" della Thames television tentò di intervistare Manchester di fronte al noto cancello nord come parte del film Venerdi 13, solo che fu costretta a spostarsi giu da Swain's Lane per un capriccio del tempo. Il resto dello show consistette in un'ufficiale caccia al vampiro di Manchester e 2 assistenti ma nel giro di un paio d'ore dall'annuncio televisivo circa altre 100 persone stavano gironzolando nella piazza e la polizia fu costretta ad intervenire. Tra questi giornalisti c'erano John Pope, che nel 1973 cercò di evocare lo spirito del Conte Dracula con una cerimonia magica nella sua stanza d'albergo; un'insegnante di storia propiziamente chiamato Alan Blood; un residente locale chiamato Anthony Robinson, che insistette di aver sentito un forte rumore e visto un ombra grigia durante il procedimento; e il rivale cacciatore di vampiri David Farrant, che nel 1974 fu cercato e trovato colpevole di accuse relative alla profanazione di tombe. Vampiro di Highgate Prima che le cose scappassero troppo di mano, Manchester si calò con una corda nel columbarium e trovò tre bare vuote che purificò con sale, aglio e preghiere contro il possibile ritorno dei vampiri residenti. Questa storia aumentò ancora in agosto, quando una donna senza testa fu trovata vicino al columbarium, così Manchester rientrò nella cripta purificata durante il giorno e scoprì che una delle tre bare vuote mancava. Guidato da Luisa come collegamento medianico, entrò nella catacomba più vicina al luogo in cui era stato scoperto il corpo della donna, dove riteneva si trovasse una bara in più. Ancora più notevolmente insistette che quello all'interno della bara era un vampiro, con sangue coagulato ai lati della bocca e l'aspetto di un cadavere di 3 giorni. Manchester disse che i suoi assistenti volevano costringerlo a piantargli un paletto nel cuore, ma che lui invece fece un esorcismo e la cripta fu poi murata a sua richiesta dopo che erano state installate numerose salvaguardie per neutralizzare il vampiro. C'è solo una parola di Manchester riguardo ciò, sebbene una descrizione dell'esorcismo fu riportata su un quotidiano locale. La cripta non rimase murata a lungo e i Friends of Highgate spesso contestarono che le attività di Manchester alimentavano continuamente le credenze. Durante i mesi successivi animali morti (principalmente volpi e gatti mutilati) continuarono ad apparire nel Waterslow Park, e un paziente mentale scappato fu trovato che si aggirava nel cimitero coperto dal proprio sangue. La BBC lo fece entrare in un atto con un documentario sull'occulto che includeva interviste con alcuni esperti di vampiri, inclusi Manchester e Farrant. Alcuni video-amatori reclamarono che gli avvistamenti erano dei loro attori travestiti che giravano intorno. Alcuni gruppi di meno noti cacciatori di vampiri, furono arrestati all'interno delle mura del cimitero. Alcuni arnesi satanici furono trovati nell'area. Infine, spronato da questi e da altri eventi, Manchester rientrò nella tomba chiusa nel 1977 per scoprire che il vampiro e la sua bara se ne erano andati. Lo ritrovò tempo dopo nella cantina di una casa malfamata e per supposizione infestata dai fantasmi. Avendo imparato la lezione, stavolta Manchester piantò un paletto nel cuore del vampiro, poi lui e i suoi amici trascinarono la bara nel cortile, dove cremarono la viscosa bava lasciata dopo che la creatura impalata era degenerata. Non ci sono dubbi che Manchester credeva in tutto quello che diceva. Pensava anche di sapere come il vampiro arrivò ad Highgate, nelle apparenze di un nobile straniero che affittò la casa di Sir William Ashurst (Lord Mayor di Londra nel 1694) che fu sul luogo dopo la morte di Sir William.
Ma è vera la storia del vampiro di Highgate? I Friends of Highgate sono profondamente riluttanti a parlare di qualsiasi cosa relativa ai vampiri, e le guide di solito fingono di ignorare queste storie se qualche partecipante ha la temerità di chiederle.
Godwin Brumowski
Godwin Brumowski Nel n.21 "Transylvanian Express", facciamo la conoscenza del capitano Godwin Brumowski, asso dell'aviazione Austroungarica nella Prima Guerra Mondiale.
Nato a Wadowice, in Polonia, nel Luglio 1889, veniva dalle file di forza di terra ed era ufficiale in servizio permanente effettivo presso un reggimento di artiglieria quando scoppiò la guerra nel 1914. Prestò servizio sul fronte russo fin verso la fine del 1915 quando diventò osservatore, conquistandosi in breve tempo fama di soldato coraggioso, di ottimo tiratore con la mitragliatrice e di specialista attento e scrupoloso. Fu sotto la sua guida che alcuni piloti dell'unità diventarono assi nel periodo di più intensa attività, iniziato con la cosiddetta spedizione punitiva dell'autunno 1917 e la vittoria austriaca a Caporetto. A causa dello sfondamento austriaco a Caporetto, l'attività aerea sul fronte italiano si fece più intensa. L'aviazione italiana veniva sensibilmente rafforzandosi e dall'Ottobre 1917 fino al termine del conflitto sul fronte italo-austriaco le occasioni degli scontri erano più frequenti. Per le vittorie riportate ed il coraggio dimostrato Brumowski ricevette le più ambite decorazioni e dopo la guerra rimase in servizio permanente effettivo nell'aeronautica della piccola repubblica nata dalle rovine del grande Impero austroungarico. Morì a bordo di un aeroplano nel 1937.
Jacques Offenbach
Nel n.54 "Il teatro dei passi perduti", Caleb Lost invita nel suo teatro i divi della lirica per rappresentare i "Racconti di Hoffman", l'incompiuto capolavoro di Jacques Offenbach.
Offenbach, dal 1833 si stabilì a Parigi, dove studiò con Halèvy, e iniziò l'attività di musicista suonando come violoncellista in orchestra. Nel 1839 fu rappresentata la sua prima operetta, dal 1850 fu direttore d'orchestra al Thèatre Francais, e dal 1855 direttore del medesimo, mentre i suoi lavori teatrali acquisivano rapidamente fama. Jacques Offenbach Fu poi impresario, per breve tempo, e infine si dedicò completamente alla produzione di operette. Lo spunto iniziale dei soggetti dei lavori di Offenbach fu la satira alla Francia imperiale; il pubblico ben si identificava con tale atteggiamento ironico, e questo determinò il suo grande successo iniziale. Non è da dimenticare neppure che le origini di Offenbach erano tedesche ed ebree, e quindi la sua capacità creativa veniva arricchita dai suoi elementi culturali personali innestati su uno stile di scrittura profondamente radicata sulla scuola francese. Venne definito il piccolo Mozart degli Champs Elysèes, e la definizione non è davvero eccessiva: altra caratteristica peculiare della sua opera è l'eleganza e la leggerezza d'esecuzione necessaria per rendere al massimo l'estetica della sua opera compositiva. In questo senso, il suo nome è da accostare a quello degli Strauss Junior e Senior, per l'eleganza della musica e del suo movimento danzante, e a quello di Suppè e Lehàr per la forma. Tra la sua vastissima produzione, famosissima in tutto il mondo, sono da rammentare "Grande-duchesse de Gèrolstein" del 1867, "Barbe Bleue" del 1866, "La via parisienne" del 1866, "La fille du tambourmajor" del 1879, e innumerevoli altre. La sua ultima opera è un esempio di opèra-comique, "I racconti di Hoffmann", opera rappresentata postuma nel 1881, nella quale Offenbach rende omaggio al suo scrittore preferito; in questo lavoro è possibile intuire un clima psicologico melanconico che è invece totalmente sconosciuto agli Strauss, ai Lehar, insomma agli altri suoi colleghi dell'area di lingua tedesca, che non concepivano incertezze sulla fastosità dell'Impero.
Robert Johnson
Robert Johnson, la leggenda del Blues, rivive nelle pagine del n.16 "Delta Blues".
Robert Johnson è l'archetipo del bluesman vagabondo, inquieto, sensuale, paranoico, votato all'auto-distruzione, tanto da essere soprannominato il Rimbaud del blues. Robert Johnson Nato nel Mississippi nel 1911 o 1912, imparò direttamente dai maestri del Delta, Skip James, Charley Patton e Son House, che ebbe la fortuna di accompagnare, giovanissimo, durante i primi anni della sua carriera. Il suo stile si venne pertanto formando come una sintesi dei loro stili, fino a divenire un sontuoso e lirico summa del blues del Delta. La sua biografia si perde prima nelle piantagioni dei luoghi nativi e poi negli slum delle città del Sud. Figura fondamentale nell'evoluzione stilistica del Blues, Robert Johnson è l'artista più leggendario nella storia della musica del Delta.
Peter Guralnick della rivista "Rolling Stone" scrisse: "Forse, se Elvis Presley non avesse inciso più nulla (dopo il periodo Sun Records, N.d.A.), se fosse sparito dopo aver lasciato il piccolo studio per l'ultima volta, oggi sembrerebbe solo un'immagine aggiornata di Robert Johnson, così puro e senza tempo". Robert Johnson illustrato da Maurizio Dotti
Perché il paragone tra il più osannato mito della musica bianca e il povero Robert Johnson? Perché anche Johnson è morto in circostanze misteriose un fatale 16 Agosto, proprio come Elvis. La sua brevissima vita, la sua trasgressione, le scarse notizie della sua biografia, la sua abilità nell'uso dello slide (sia con il classico collo di bottiglia o con la lama di un coltello), il fraseggio puro e tagliente allo stesso tempo dei suoi accordi ne fanno un personaggio unico, punto di riferimento non solo per le generazioni a venire del Blues ma anche per artisti bianchi come i Rolling Stones che di Love in vain ne fecero uno dei loro cavalli di battaglia, come Eric Clapton che a Crossroads deve molto del suo successo come chitarrista Blues e dell'albino Johnny Winter che in Come on in my kitchen non fa certo credere che la sua pelle sia così bianca. Soltanto 29 brani, incisi in due sessioni, ci ha lasciato l'errante bevitore e donnaiolo, inseguito dai mariti infuriati delle donne corteggiate. Nel Blue Bonnet Hotel (altre fonti citano il Gunter Hotel) di San Antonio alla fine del Novembre 1936 per la Vocalion American Recording Corporation furono registrati sedici brani e a Dallas il 19 e 20 giugno 1937 i restanti tredici. Durante i suoi peregrinaggi, il 16 agosto 1938 Johnson venne ucciso in una squallida stanza di un albergo di Greenwood, chissà se da una donna tradita, da un marito geloso o intossicato dall'orrendo whisky clandestino.
Lynyrd Skynyrd
Nel n.15 "Nato nella palude", troviamo un gruppo di giovani rocker chiamati Swamp Lizard, diventati famosi per un tragico incedente aereo nel quale persero la vita alcuni membri del gruppo, tramutati poi in vampiri dal Maestro della Notte Legba. Questo è un doveroso omaggio ad uno dei gruppi Southern-Rock più famosi del mondo, i Lynyrd Skynyrd. Lynyrd Skynyrd Quando il piccolo Convair si schiantò nelle paludi del Mississippi, i Lynyrd Skynyrd erano all'apice della loro carriera. Era il 20 ottobre del '77, Ronnie Van Zant, Steve Gaines e la sorella Cassie, corista del gruppo, morirono sul colpo, mentre la sorte risparmiò il resto della band. La loro splendida e controversa avventura nel mondo del rock finiva in modo tragico nel momento migliore, togliendo di mezzo colui che aveva ridato nuova linfa la gruppo, Steve, e il suo ideologico leader carismatico Ronnie. Ma vale la pena fare un salto indietro di qualche anno, per capire come e dove iniziò tutto. Jacksonville (Florida), fine anni '60 e primi '70, Ronnie e i suoi compagni di scuola, i chitarristi Gary Rossington e Allen Collins, si daranno l'anima per mettere in piedi una rock band in pianta stabile. Assieme al batterista Bob Burns e al bassista Larry Junstrom, Ronnie e soci suonano Brithish Rock miscelato a forti dosi di Country e Blues. Diversi musicisti si susseguono nell'organico, fino all'arrivo di Leon Wilkeson (basso), Billy Powell (tastiera)e Bob Burns (batteria). Adottata la sigla Lynyrd Skynyrd (sarcastica storpiatura del nome di un autoritario professore di ginnastica, Leonard Skinner), incidono demotapes, pubblicati poi negli anni '90, con scarsa fortuna. La band suona in piccoli locali e si dedica ai concerti finché nel 1972 Al Kooper, noto produttore e musicista di rango, li vede suonare e li scrittura per la Sound Of The Tongue (sottomarca della MCA). Era il '73 quando la band entra in studio per registrare "Pronunced", dove è presente un brano che troverà spazio nella storia del Rock: Free Bird. Nel '74 ritornano in studio per "Second Helping", il disco della consacrazione soprattutto grazie a Sweet Home Alabama, brano stupendo dal riff immortale, che però pone il gruppo al centro di polemiche e accuse di razzismo per via di certe allusioni nel testo, nonché per la polemica risposta a Neal Young che con la sua Alabama aveva bacchettato la gente del profondo Sud. In questa canzone il gruppo dichiara semplicemente il proprio orgoglio sudista, suonando davanti alla bandiera confederata. Tra le altre perle dell'album troviamo Call Me The Breeze e The Needle and the Spoon. Il 1974 vede una successione di tournée stressanti, con vari episodi di violenza e conseguenti denunce e arresti per i musicisti. Alla fine dell'anno Burns rinuncia al suo posto, sostituito da Artimus Pyle. Poco più tardi, terminate le registrazioni di Nuthin' Fancy, anche King se ne va perché "Stufo di fare a pugni con quel pazzo di Ronnie". È in questo periodo che nascono voci e dicerie sulla presunta fama sinistra e pericolosa della band. Le cronache dell'epoca raccontano di scazzottate e sbronze colossali, dove Ronnie la fa da protagonista e qualcuno li soprannomina "Il mucchi selvaggio" e altri complimenti del genere. Gli Swamp Lizard disegnati da Maurizio Dotti Sulle ali del successo nel '75 esce appunto Nutin' Fancy, con Artimus Pyle alla batteria ma a parte il singolo Sathurday Nigth Special e On the Hunt, non ci sono brani di spicco. Nel '76 esce Gimme Back my Bullets: la prova lampante della crisi del gruppo ma soprattutto manca la chitarra di King. Dopo qualche mese Ronnie e soci si convincono a ricomporre la formula a tre chitarre ingaggiando Steve Gaines. I risultati arrivano immediatamente con One More from the Road, uno dei maggiori dischi live della storia del Rock. Registrato al Fox di Atlanta nel luglio del '76, conferma gli Skynyrd una delle più grandi live band di sempre con un set infuocato senza uguali. Va aggiunto che prima di questo live la band si era esibita con lo stesso repertorio a Knebwort, il concerto sarà poi pubblicato nel '96 insieme a Free Bird the Movie di cui è la colonna sonora. L'equilibrio era stabilito, dopo un lungo periodo di riposo la band si rimette al lavoro per quello che sarà l'ultimo capitolo di una luminosa carriera finita in modo tragico. Il 20 ottobre Van Zant, Gaines e sua sorella Cassie, muoiono precipitando con l'aereo a Gilsburg, Mississippi. Dopo l'incidente la MCA decide di cambiare la copertina dell'album che, per una macabra coincidenza, raffigurava i musicisti avvolti dalle fiamme. Street Survivor esce tre giorni prima del disastro aereo; è il capolavoro e nello stesso tempo il testamento del gruppo. Uno splendido esempio di American music, mai il gruppo aveva raggiunto tali vette, l'arrivo di Gaines aveva portato nuova linfa, gli Skynyrd erano completamente rigenerati a cominciare da Ronnie. Il suond è più maturo e l'album contiene grandi brani come That Smell - I Know a Little, scritta da Gaines, la splendida rilettura di Honky Tonk Nigth Man di Merle Haggard, che conferma Ronnie un vocalist straordinario, il piano di Powell fa scintille e la sezione ritmica è perfetta.
Il sipario cala in modo tragico e malinconico, lasciando il rock orfano di una delle più grandi band di sempre. Il vuoto lasciato è grande e, nonostante la pubblicazione di antologie più o meno valide, la fiamma del ricordo della band si affievolisce abbastanza in fretta.
Salvador Allende e l'Operazione Condor
Nei n.67 "Danza con la morte", 69 "I giorni del Condor" e 70 "Nel deserto di Atacama", facciamo la conoscenza dello spietato Maestro della Notte chiamato Il Condor, da cui prese il nome il terribile patto di alleanza e collaborazione stretto tra la CIA e le giunte militari di alcuni stati sudamericani, l'Operazione Condor. Vengono inoltre trattati gli avvenimenti che portarono al golpe cileno dell'11 settembre 1973, tramite il racconto degli ultimi istanti di vita del presidente Salvador Allende e dei suoi fedelissimi, durante la resistenza alla Moneda.

Salvador Allende

Salvador Allende Salvador Allende Gossens (26 luglio 1908 - 11 settembre 1973) Presidente democraticamente eletto del Cile dal 1970, venne destituito in un tragico 11 settembre (data che diverrà un incubo per la democrazia) per opera di un colpo di stato della destra nazionalista sotto l'abile regia degli Stati Uniti. Nato a Valparaiso, (Cile), Allende fu tra i fondatori del Partito Socialista Cileno nel 1933 per il quale ricoprì cariche come ministro in vari governi e come Presidente del Senato Cileno. Alla sua quarta elezione Presidenziale nel 1970, ottenne il primo posto al voto con UP (Unidad Popolar, una coalizione di socialisti, comunisti, radicali, e cattolici di sinistra), ma non ottenendo il 50% dei voti (prese il 36,3% dei suffragi) la decisione di una sua eventuale ascesa alla presidenza veniva rimandata al parere del Congresso che si trovò a scegliere tra lui e il secondo più votato, Jorge Alessandri. La scelta di Allende accese i riflettori del mondo sul Cile, per la prima volta un marxista può diventare capo di un governo nell'emisfero Ovest grazie a una vittoria elettorale e non a una insurrezione armata. L'ultimo discorso di Salvador Allende Da Roma e da Parigi, capitali del marxismo occidentale, arrivano a Santiago del Cile legioni di giornalisti, analisti politici, semplici militanti ansiosi di capire come si reagirà all'inedita formula cilena. Fra questi giornalisti, inviato del Corriere della Sera c'era Goffredo Parise. È una vittoria che allarma gli Stati Uniti e gli stati più ricchi della popolazione. Una volta eletto, la CIA (Central Intelligence Agency, l'agenzia di spionaggio per l'estero degli Stati Uniti d'America) condusse operazioni di propaganda per incitare l'ex presidente democristiano del Cile Frei, a bloccare la ratifica di Allende come Presidente da parte del Congresso. Secondo la tradizione, il Congresso, controllato dai Cristiano Democratici, si supponeva avrebbe ratificato la sua vittoria; ma, contrariamente a questo principio storico, essi prima forzarono Allende a firmare uno Statuto di Garanzie Costituzionali poi gli consentirono l'insediamento. La promessa di Allende è di una marcia verso "il socialismo nelle libertà", il suo programma di riforme è vasto; nazionalizzazione delle banche, inizio della riforma agraria, espropriazione del capitale straniero (in primo luogo statunitense) proprietario delle miniere. Il gesto che Allende compie è estremamente coraggioso e nessuno prima di lui se ne assunse la responsabilità, nazionalizzare la massima ricchezza del paese, il rame; sino a quel momento sotto controllo di società statunitensi, in particolare dalla Kennecott e dall'Anaconda. Gesto che gli scatenò contro l'ostilità implacabile e furibonda del grande capitale americano. Allende si prepara alla difesa della Moneda insieme ai suoi fedelissimi Nel corso del 1972-73 l'economia peggiora rapidamente: gli Stati Uniti fanno crollare il prezzo del rame per danneggiare le esportazioni cilene, uno sciopero dei camionisti getta il paese nel caos, alta inflazione, carenza di cibo, eventi che inducono i circoli politici della destra a decidere di intraprendere la via della forza per riportare il paese verso l'ordine. Nell'agosto del 1973 Augusto Pinochet Ugarte viene nominato capo di stato maggiore dopo le dimissioni di Prats a seguito di contrasti all'interno delle forze armate. Allende dichiara pubblicamente la propria fiducia nei confronti di Pinochet. Intanto, per aumentare il clima di allarme sociale la destra orchestra da settimane azioni violente portate avanti da forze paramilitari, alle quali UP risponde con manifestazioni di piazza. L'11 settembre 1973 accade quello che ormai era nell'aria. Allende prova a mettersi in contatto con Pinochet e non risponde nessuno. "Avranno già arrestato Augusto" pare che abbia esclamato. Pochi minuti dopo Salvador Allende Gossens di Valparaiso, dopo avere rifiutato di arrendersi e aver combattuto fino alla fine, si toglie la vita, proprio con quel fucile che gli era stato regalato da Fidel Castro, nel palazzo presidenziale che ha voluto difendere. "Restare qui - disse - a la Moneda, ha un significato politico molto preciso. Sarebbe terribile se, dopo tutto quel che è successo, il presidente del Cile finisse per scappare come un topo, a morire su una strada o farsi trattare da codardo".
Muore il sogno cileno di una trasformazione senza violenza verso il socialismo, con il presidente "suicidato". Il Paese è in mano alle forze armate, governato da una Giunta militare con a capo Augusto Pinochet, capo di stato maggiore dell'esercito che darà vita ad una delle più feroci dittature nella storia del secolo scorso. Durante la cattura del Palazzo Presidenziale semidistrutto, fu detto dal suo medico personale che Allende si suicidò, con una mitraglietta datagli da Fidel Castro sebbene molti comunisti e socialisti credano che egli fu ucciso nella difesa del Palazzo Presidenziale. Il regime di Pinochet distrusse i resti della sinistra e molti comunisti e socialisti fuggirono dal paese, sebbene molti di loro non fossero forzati a farlo. "Fate tutto il necessario per danneggiarlo e farlo cadere" - parole di Richard Nixon ai suoi interlocutori il segretario di Stato Henry Kissinger, il suo Gabinetto, i vertici della Cia - "Quel figlio di puttana va schiacciato con qualsiasi mezzo". Parole della più grande democrazia al mondo.

Operazione Condor

Augusto Pinochet L'insorgere delle dittature nei Paesi dell'America Latina, aveva creato un gran flusso di esuli e rifugiati politici, che cercavano di riparare nei Paesi confinanti per sfuggire alle persecuzioni politiche. Ma nella seconda metà degli anni '70, i regimi militari governavano un pò ovunque. Fu allora che Manuel Contreras, capo dei servizi segreti cileni, ideò insieme alla CIA l'Operazione Condor. Questa consisteva in una stretta collaborazione fra i servizi segreti, i paramilitari e gli squadroni della morte dei Paesi confinanti e ad essa aderirono Argentina, Paraguay, Uruguay, Brasile, Perù, Bolivia e ovviamente il Cile, dove Pinochet voleva creare un apparato per salvare la civiltà occidentale cristiana seguendo il modello dell'Interpol francese. Si venne a creare una sorte di "zona franca" in cui i militari potevano spostarsi liberamente per cercare i propri oppositori politici. Fondamentalmente è un patto terroristico di Stato. I militari locali fornivano il loro appoggio nella ricerca, nel sequestro, nella tortura e nell'eliminazione silenziosa degli oppositori. La collaborazione permetteva un notevole scambio di informazioni fra i vari servizi segreti e condusse a una durissima repressione in tutti i Paesi citati. La CIA favorì gli incontri fra i vari agenti sudamericani, fornì addestramento, materiali per la tortura e finanziamenti. Una terza fase dell'operazione portò al controllo e all'eliminazione di politici rifugiatisi al di fuori dell'America Latina, Europa compresa. Esuli politici in fuga da Cile o dall'Argentina, potevano essere individuati, sequestrati e fatti scomparire in Paraguay o in Brasile nella più totale segretezza e impunità. In questo modo per esuli e dissidenti politici in America latina non vi fu, tranne poche eccezioni, alcuna via di scampo. In questa alleanza del crimine trovarono la morte tra i tanti, Bernardo Leighton segretario della D.C. cilena ferito gravemente a Roma dal neofascista Concutelli nel 1975, il generale Carlos Pratt, capo di stato maggiore dell'esercito cileno, ucciso a Buenos Aires nel 1976, il ministro degli esteri del governo cileno di Salvador Allende, Osvaldo Letelier, ucciso da una autobomba a Washington nel 1976. Il Paraguay del dittatore Alfredo Stroessner, che già dava rifugio a ex nazisti come Joseph Mengele, divenne il centro di questa rete criminale, tanto che ricevette il plauso del presidente Usa Nixon che ebbe a commentare: "non conosco nessun altra nazione che abbia condotto una lotta così totale al comunismo. Tutti quelli che lavoravano per l'operazione Condor avevano protezione diplomatica. Si iniziò con la persecuzione degli anarchici, quindi dei comunisti e poi dei sovversivi. Un generale argentino dichiarò: "Per prima cosa uccideremo tutti i sovversivi. Poi uccideremo i loro collaboratori. Poi i simpatizzanti. Poi gli indecisi. E per ultimo uccideremo gli indifferenti." I mezzi e le torture prima dell'uccisione erano diversi, tra questi i più crudeli sono:
- Picana: scariche elettriche ad alta intensità ripetute a intervalli frequenti per tempi prolungati. Gli elettrodi sono spesso attaccati ai genitali o al seno femminile.
- Submarino: immersione della testa in un secchio contenente urine e/o escrementi, fini all'asfissia.
- Violenza sessuale: perpetrata anche su ragazzini/e di 12 anni, figli di prigionieri. In generale era eseguita d'innanzi al partner o ai genitori.
- El cubo: immersioni alternate in acqua ghiacciata e bollente fino a staccare la pelle; sulle piaghe venivano poi spalmati escrementi, affinché s'infettassero.
- Inserimento di roditori nella vagina delle donne.
- Taglio delle dita per evitare il riconoscimento delle impronte digitali.
- False fucilazioni e avvelenamenti per sconvolgere psicologicamente il prigioniero.
- Ossa spezzate, unghie strappate, morsi di cani addestrati (i genitali venivano unti di grasso per aizzare i cani).
Ecco a cosa porta la dottrina della difesa nazionale: limitazioni della propria libertà.

L'archivio del terrore

Nel 1992, in Paraguay, dopo 35 anni di dittatura del generale Alfredo Stroessner, fu scoperto il più importante archivio delle varie dittature militari che nella decade degli anni '70 hanno insanguinato il Cono sur. L'Archivio, praticamente intatto, fu scoperto dal premio nobel alternativo per la pace Martin Almada, sequestrato nel 1974 dalla polizia del regime di Stroessner e liberato nel 1977 dopo una vasta campagna internazionale. In questo archivio depositato frettolosamente pochi giorni dopo la caduta di Stroessner in un sotterraneo della polizia di Asuncion, furono accumulati i documenti della depravazione e dell'orrore delle dittature latinoamericane. In quelle stanze venne alla luce la storia reale e non quella ufficiale delle dittature, con il loro carico di torture, repressione e morte. L'archivio contiene centinaia di migliaia di documenti, materiale fotografico, audio e migliaia di verbali e foto segnaletiche nei quali sono registrati i dati, le dichiarazioni, le indagini nei confronti di ognuna delle migliaia di vittime passate attraverso il calvario della persecuzione. Attraverso un'organizzazione spietata e tentacolare, l'Archivio svela la struttura gerarchica dei responsabili della macchina repressiva denominata "Operacion Condor"; dai semplici informatori, spioni infiltrati, poliziotti e torturatori, ai capi zona, ai commissari, agli alti ufficiali fino a giungere al dittatore. Un libro nero del terrorismo di stato dove la responsabilità suprema dei capi, non cancella la colpa dei subordinati che non si opposero alle numerose e indescrivibili atrocità. L'Archivio del terrore, contiene anche le prove che fascisti italiani, nazisti tedeschi, terroristi croati, anticomunisti argentini, sicari boliviani e genocidi cileni coinvolti in violazione dei Diritti Umani, in traffici di armi, spionaggio, operazioni repressive e criminali, scelsero il Paraguay come loro rifugio, e in quel Paese furono accolti dalle più alte autorità, come eroi e combattenti per la libertà.

"È chiaro che in Argentina dovranno morire tutte le persone che saranno necessarie al fine di garantire la sicurezza del paese."
Generale J.Videla, uno dei responsabili del golpe argentino del 1976.
La Chouannerie
Nel n.49 "La colonna infernale", la bella Maestra della Notte Araxe de Kercadio ci racconta le vicende e soprattutto i personaggi di uno dei periodi più bui nella storia della Rivoluzione Francese.
La Rivoluzione Francese fu uno dei maggiori flagelli caduti sull'umanità e una delle principali vittorie del demonio nella sua lotta contro la Chiesa. Impregnata dello spirito protestante e del filosofismo del secolo XVIII, essa doveva necessariamente combattere la Chiesa, essendo questa lotta l'asse di tutto il movimento del 1789. Lo spirito satanico fu la vera anima della Rivoluzione, che, in nome della libertà, combattè la Religione, si impossessò dei beni ecclesiastici, perseguitò i sacerdoti fedeli al Papa. Chi non avesse apostatato veniva deportato o ucciso. Voler prescindere dalla questione religiosa, equivale a non capire la dinamica più profonda della Rivoluzione e le ragioni della reazione che suscitò. Certamente però la sua opera sarebbe completamente da condannare anche se non avesse attaccato la Chiesa, come fece. Chouans La Contro-Rivoluzione cattolica si verificò principalmente nell'ovest, in una zona che coincide con quella della predicazione di san Luigi Maria Grignon de Montfort. Il gran devoto di Maria Santissima percorse, all'inizio del XVIII secolo, l'ovest della Francia predicando la vera devozione a Nostra Signora, l'amore alla Croce e al Rosario. Quasi un secolo dopo, i contadini della Vandea, del Maine, della Bretagna, dell'Anjou e del Poitou, andavano a combattere recitando la Corona, cantando le litanie, avendo come stendardo la bandiera del Re con il Sacro Cuore di Gesù in mezzo. In particolare la Vandea, regione dove aveva predicato S. Luigi Maria, suscita ammirazione per la sua grandezza e il suo martirio. Quando la Rivoluzione si mostrò apertamente nemica della Chiesa, nacque la congiura del marchese de Romarie, che cercò di far insorgere tutto il nord-ovest contro i giacobini. Chouan Vi furono uomini che, nonostante non avessero avuto occasione di compiere gesta importanti come quelle della Vandea, si distinsero in modo straordinario per il loro coraggio e dedizione: furono i primi ad innalzare lo stendardo della fedeltà e gli ultimi a sottomettersi. Le loro azioni non ebbero, almeno all'inizio, grande rilevanza militare, ma lo spirito con cui combattevano li elevò a tal punto, che non avevano nulla da invidiare ai grandi capi vandeani: furono gli "chouans", del Basso Maine. La loro azione restò nota col nome di "chouannerie", indicando tutta la reazione cattolica nel Maine e in Bretagna. Il Basso Maine è una regione cosparsa di colline e ben irrorata da fiumi. I contadini erano soliti trattare gli alberi in modo tale che questi crescevano con lunghi rami e tronchi vuoti, usati come nascondigli; numerosi fossi e palizzate ostacolavano l'attraversamento dei campi. Tutte queste cose rendevano la regione adatta alla guerriglia. Chouan I contadini erano legati ai loro costumi e profondamente pii, caritatevoli e ospitali. Un proverbio locale dice che Dio fa pagare il triplo l'elemosina rifiutata. Veneravano i loro sacerdoti, che consideravano come rappresentanti del buon Dio. Nel 1792, moltiplicandosi gli attacchi sacrileghi alle chiese e al clero, i "manceaux" insorsero con energia. Alcuni cantoni, tuttavia, appoggiarono la Rivoluzione, in generale quelli i cui parroci avevano apostatato. In totale, gli insorti non superavano i 6.000 uomini, che maneggiavano alternativamente le armi o gli strumenti di lavoro. Combattevano in piccoli gruppi, tendendo imboscate. Avevano un aspetto rude e i capelli lunghi; sul cappello a larghe falde molti collocavano un pennacchio bianco, simbolo della monarchia. Altri vi appendevano dei bianchi pezzi di stoffa, nei quali si leggevano sentenze monarchiche o frasi pie. Vestivano una casacca di pelle di capra che li proteggeva contro la pioggia e il freddo. Portavano cucita ai vestiti l'immagine del Sacro Cuore, e la Corona del Rosario al collo. Le loro armi erano vecchi fucili da caccia, ma, all'inizio, alcuni possedevano soltanto un lungo palo, la ferte, che in tempo di pace veniva usato per saltare palizzate e fossi: gli "chouans" lo maneggiavano abilmente ed affrontavano con esso persino dei soldati armati di sciabola. La maggior parte di questi contadini adottava un soprannome di guerra, per evitare le rappresaglie dei patrioti alle famiglie. Il più celebre fu Jean Chouan, soprannome usato da Jean Cottereau, da cui nacque il nome degli "chouans", poiché egli incarnò in sè l'ideale della lotta. Erano tutti uomini dal coraggio straordinario che affrontavano truppe molto superiori in numero e armamenti. I rivoluzionari cercarono di rendere odioso il nome degli "chouans", attribuendo loro massacri e rapine. Giunsero a pagare dei banditi perchè si vestissero come essi e compissero dei crimini, per comprometterli. È certo che anche tra gli "chouans" vi furono dei cattivi elementi, ma questa non era una cosa comune, tanto più che ladri e assassini avrebbero avuto un futuro maggiore servendo la Rivoluzione: basta analizzare superficialmente gli uomini che governavano allora per vedere da che parte stavano i banditi. Gli "chouans" erano, di regola, molto pii: la Corona era la loro preghiera preferita per chiedere la vittoria prima del combattimento. Questa stessa preghiera era recitata in ringraziamento dopo la lotta. Nei nascondigli passavano tutto il tempo in preghiera. Molti anni dopo la Rivoluzione, fu rinvenuto nella regione uno scheletro dentro un albero cavo: un fucile al fianco e la Corona attorcigliata alle ossa della mano indicavano che quell'uomo era uno "chouan".
La guerra Genpei
Nella doppia storia ambientata in Giappone (n.77 / 78), Harlan e il ronin Kenshin Hasegawa vengono catapultati nel medioevo giapponese sulle tracce della bella Taira O-Yumi del Clan Heike; lo sfortunato clan che venne annientato nella tristemente famosa battaglia di Dan no Ura, sul finire del periodo Heian. Yoshitsune Minamoto Il periodo Heian (794-1185), si apre con il trasferimento della capitale a Heian-kyo (antico nome di Kyoto), per limitare le ingerenze del clero buddista, al quale fu infatti proibito di spostare i templi da Nara o di aprire sedi distaccate nella nuova capitale. Per tale motivo le "sei sette buddiste di Nara", persero progressivamente potere e due nuove sette importate dalla Cina, Tendai e Shingon, iniziarono a diffondersi, turbando nuovamente la vita sociale. Caratterizzato dalla giapponesizzazione del Buddismo e dall'ascesa della nuova aristocrazia terriera, la storia di Heian si può suddividere in due parti: il periodo Konin, dove si mantengono la cinesizzazione delle riforme Taika e Taiho, le ambascierie con la Cina e gli stretti intromissivi rapporti con i monaci buddhisti; il periodo Fujiwara, dove la famiglia assume la guida politica del paese, tagliando il legame con l'ingerenza del buddhismo, e nascono i domini terrieri (o shoen) che apriranno la strada al feudalesimo. Arriviamo subito al secondo periodo, dove grazie ad una oculata "politica matrimoniale", la famiglia Fujiwara assunse un grande potere, potere che venne ulteriormente accresciuto quando, nell'858, Fujiwara Yoshifusa, con un colpo di Stato incruento, riuscì a far salire sul trono imperiale un suo nipote di 9 anni autoproclamandosi reggente. La battaglia di Dan no Ura Il potere dei Fujiwara si fondava non solo sulla diplomazia ma anche su una potenza economica e militare che era basata sul possesso di grandi shoen; a poco a poco però essi furono sempre più invischiati negli intrighi di corte e persero progressivamente il contatto con i propri possedimenti, affidati a rami collaterali della famiglia non sempre solidali con i capiclan di Heian. Contemporaneamente nella provincia si stavano affermando nuovi clan come i Taira (discendenti dell'Imperatore Kwanmu) e i Minamoto (discendenti dell'Imperatore Saga). Queste famiglie erano nate come rami cadetti della famiglia imperiale, cioè erano formate dai secondogeniti degli imperatori a cui veniva cambiato cognome al fine di escluderli dalla successione dinastica ed a cui venivano assegnati possedimenti nelle province; per questo motivo erano animate da sentimenti di rivalsa nei confronti della corte di Heian. Già dall'inizio del periodo Heian gli imperatori avevano preso l'abitudine di ritirarsi in un convento buddhista dopo aver abdicato: dato il potere detenuto dai monasteri, questa era una posizione molto favorevole per sottrarsi agli intrighi di corte pur continuando ad esercitare una forte influenza sugli ambienti politici. Nel 1086 questa consuetudine fu formalizzata istituendo l'insei, un vero e proprio governo presieduto dall'imperatore abdicatario, con una sua corte, i suoi ministri ed i suoi decreti. Per un periodo di circa settant'anni questa istituzione protesse importanti shoen ed ebbe un potere maggiore di quello della corte imperiale. A lungo andare però le continue lotte tra imperatore regnante ed imperatore abdicatario finirono per accrescere il potere delle famiglie Taira e Minamoto, che venivano ripetutamente chiamate in causa a sostegno dell'uno o dell'altro.

La dittatura Taira e la guerra Genpei

Taira Atsumori Nel 1156 l'imperatore regnante Go-Shirakawa sconfisse l'imperatore abdicatario Sotoku, ponendo fine all'istituto dell'insei; la vittoria fu riportata grazie all'appoggio militare delle famiglie Taira e Minamoto. In seguito a questo aiuto Taira Kiyomori ricevette alte cariche nella corte imperiale diventando Primo Ministro ed esercitando per 25 anni un controllo completo sull'imperatore, grazie anche alla spregiudicatezza con cui fece eliminare i propri avversari a corte. Tra l'altro egli adottò la stessa "politica matrimoniale" che era stata usata dai Fujiwara, dando una propria figlia come sposa all'imperatore. Il periodo 1160-1185 è chiamato anche periodo Rokuhara (dalla residenza di Kiyomori a Heian). Alla vittoria su Sotoku aveva contribuito anche Minamoto Yoshitomo, il quale però era stato ripagato con benefici molto inferiori. Per questo motivo, nel 1160 Minamoto si ribellò all'imperatore, ma venne sconfitto ed ucciso da Taira Kiyomori (questa guerra è nota con il nome di conflitto Hogen). Gli spettri degli Heiki, attaccano Yoshitsune e Benkei Anche dopo questo episodio, Kiyomori cercò di rafforzare la propria posizione nella capitale senza preoccuparsi di mantenere alleanze nella provincia e non fece neppure uccidere i due figli di Yoshitomo ancora ragazzi, Yoritomo e Yoshitsune (la tradizione narra che ciò avvenne perché egli rimase affascinato dalla bellezza della sposa di Yoshitomo prendendola come propria concubina), limitandosi ad esiliarli nella regione di Izu. Questa debolezza gli fu però fatale; Yoritomo e Yoshitsune formarono una coalizione composta da potenti famiglie della provincia (inclusi molti Taira che erano stanchi della dittatura di Kiyomori), dai Fujiwara, dall'ex Imperatore Go-Shirakawa e da molti importanti monasteri buddhisti. Il giovane Minamoto Yoritomo capisce l'importanza di trasferirsi nella provincia, lontano da Corte e più vicino alle famiglie militari del Kanto; nel 1180 stabilisce il suo quartier generale a Kamakura nel Kanto (a sud dell'odierna Tokyo) da dove dirige gli affari politici e quelli militari, lasciando le spedizioni militari al fratello Yoshitsune, grande condottiero. Il conflitto, chiamato "guerra Genpei" (dai nomi delle famiglie Minamoto e Taira, detti anche rispettivamente Genji e Heike), durò cinque anni e quando sembrava che i Taira stessero per prevalere, grazie all'abilità diplomatica di Yoritomo ed alla grande capacità come condottiero di Yoshitsune, le sorti del conflitto si ribaltarono a favore dei Minamoto. La battaglia decisiva ebbe luogo a Dan no Ura il 25 aprile 1185, nello stretto di Shimonoseki: combattendo a bordo delle navi, l'esercito dei Taira fu sbaragliato dai samurai dei Minamoto e persero la vita tutti i capi della famiglia (Kiyomori era già morto nel 1181), compresa la vedova di Kiyomori e del piccolo Imperatore Antoku di 7 anni, che si gettarono nelle acque gelide del golfo morendo annegati. Rimasto arbitro della situazione, Yoritomo si fece proclamare shogun (cioè "generalissimo nella guerra contro i barbari") dall'imperatore nel 1192, e instaurò una dittatura militare, il bakufu (ossia "governo della tenda"), stabilendone la sede a Kamakura. La corte imperiale di Kyoto era stata definitivamente privata del suo già traballante potere e sarebbe rimasta sottomessa alla soffocante tutela degli shogun delle varie famiglie (Minamoto, Fujiwara, Ashikaga, Tokugawa), i cui membri avrebbero avuto il diritto di portare quel titolo, per quasi sette secoli. La guerra Genpei segna un punto di svolta nella storia del Giappone. Essa costituisce lo scontro finale tra due mondi antitetici, il mondo raffinato e corrotto degli aristocratici della corte di Heian ed il mondo rude ed eroico delle famiglie di guerrieri della provincia, uno scontro che segna la fine del primo mondo e l'inizio dell'epoca medioevale. Essa rappresenta anche una delle principali pagine epiche giapponesi e verrà ripresa innumerevoli volte nella letteratura e nel teatro delle epoche successive. La più importante di queste opere è lo "Heike Monogatari", una raccolta di racconti che venivano declamati con l'accompagnamento del biwa da monaci itineranti (biwa hoshi) e che inizialmente venivano tramandati oralmente (in seguito furono raccolti per iscritto nell'opera che è giunta fino a noi).
Bram Stoker
Bram Stoker Oltre ad essere il famoso padre del vampiro moderno, Bram Stoker compare nell'albo che dà inizio alla quadrilogia lonidnese magistralmente sceneggiata da Boselli e disegnata da un ispirato Andreucci, il numero 133 "I vampiri di Londra"

Nato a Dublino l'8 novembre 1847, terzo di sette figli, Abraham Stoker (ma chiamato affettuosamente in famiglia solo Bram), era figlio di un impiegato statale nell'ufficio della segreteria del castello di Dublino. Afflitto fin dalla nascita da grossi problemi fisici, vive un'infanzia solitaria fino ai sette anni, anche se ciò non contribuisce minimamente a scalfire la grande forza di volontà e l'instancabile tenacia, coniugata ad una notevole fiducia in se stesso, che mai lo abbandonarono.
Contrariamente a quanto potrebbe far intendere una certa tradizione che vuole gli scrittori intrisi di cultura umanistica, la sua formazione fu di tipo scientifico, culminata con una laurea a pieni voti in matematica al prestigioso Trinity College di Dublino. Bram Stoker A conclusione degli studi, sviluppa un grande interesse per la letteratura ed il teatro. La frequentazione teatrale gli apre comunque le porte del bel mondo. Conosce così l'attore Henry Irving (famoso all'epoca per l'interpretazione di "Frankenstein", personaggio partorito dalla mente della scrittrice Mary Shelley) e lo segue a Londra, diventandone amico e consigliere. In breve, grazie anche alle sue straordinarie doti dirigenziali e alla sua grande intelligenza, Bram Stoker diventa organizzatore del Lyceum Theatre di Dublino e inizia a scrivere racconti e testi teatrali del tutto conformi alle mode del tempo, sempre in bilico fra l'effetto grand-guignolesco e il feuilleton che imperava sulle riviste popolari.
Pochi sanno che si dedicò in questo periodo (1881) anche alla letteratura per l'infanzia, per la quale scrisse una raccolta di storie per bambini, pubblicata con il titolo di "Sotto il tramonto". E' con la pubblicazione di "Dracula", il più famoso vampiro della storia (anche se storicamente l'autentico creatore del primo vampiro fu John Polidori), che Stoker ottiene la consacrazione. Pare che l'idea per il personaggio gli venne osservando proprio il suo amico Irving, sempre pallido, gentile e magnetico come un perfetto vampiro. Bram Stoker Per descrivere il castello di Dracula, Bram Stoker si ispirò ad una fortezza tutt'ora esistente a Bran, nella regione dei Carpazi. Il resto della vicenda, plasmata sul modello del romanzo epistolare e diaristico, fu ambientato nell'Inghilterra vittoriana. Stoker morì a Londra il 20 aprile 1912 e non poté mai vedere la realizzazione cinematografica delle sue opere.
Fra le sue opere minori vale la pena di ricordare i quattro macabri racconti che poi costituirono "L'ospite di Dracula" (la raccolta uscì postuma nel 1914), "La dama del sudario" (1909) e soprattutto "La tana del Verme Bianco", uscito giusto un anno prima della sua morte. Altra creatura fantastica partorita dalla fervida fantasia di Bram Stoker, il Verme Bianco è una creatura che vive da millenni nel sottosuolo ed è capace di prendere le sembianze di Lady Arabella, osceno incrocio tra donna e serpente. Malgrado l'affascinante e disturbante soggetto, il romanzo non eguagliò neanche per un istante il successo di "Dracula".
Il Grande Barnum
Il Grande Barnum Nel numero 127 "American Museum", Harlan Draka fa un salto nel passato ed entra a far parte del famoso Barnum Museum.

Phineas Taylor Barnum (1810-1891), soprannominato "Il grande Barnum", è stato un uomo di spettacolo americano, uomo d'affari, e intrattenitore, ricordato per celebri burle e per la fondazione del circo che è diventato poi il Ringling Bros. e Barnum & Bailey Circus.
Fu il creatore del "Museo Americano", una delle sue più grandi imprese, contenente circa 100.000 curiosità, tra cui personaggi viventi come giganti, nani, albini, ventriloqui e una grande quantità di sofisticati androidi.
Sfortunatamente nel 1865 scoppiò un incendio nel Museo e le fiamme si svilupparono dal pianoterra raggiungendo velocemente i piani superiori che contenevano gli animali e le curiosità; in pochi istanti - racconta un testimone- un rumore assordante di scimmie che urlavano, di gatti che miagolavano, di cani che abbaiavano, di pappagalli che gridavano e orsi che ringhiavano. Un canguro emetteva un triste lamento mentre gli uccelli battevano le ali contro le sbarre delle gabbie. Non si poté salvare niente. Due capodogli, arrivati la settimana prima, vennero bruciati e ridotti in cenere. Il totale delle perdite ammontò a 400.000 dollari. Alcuni mesi dopo Barnum, che non amava darsi per vinto, acquistò nuove collezioni e aprì nuovamente un museo a New York. Il Circo Barnum Entrato successivamente nel business del circo, fonte di gran parte della sua fama duratura, Barnum all'età di 61 anni istituisce il "PT Barnum's Grand Traveling Museum, Menagerie, Caravan & Ippodromo", un circo itinerante, e il museo dei "Freaks", che dal 1872 è stato definito da egli stesso "The Greatest Show on Earth". Barnum è stato il primo proprietario di circo su treno e il primo ad acquistarne uno personale. Data la mancanza di strade lastricate in America, questo si rivelò essere una abile mossa commerciale dello scaltro Barnum. Barnum morì nel sonno a casa il 7 aprile 1891 e fu sepolto nel cimitero di Mountain Grove, Bridgeport, Connecticut, da egli stesso progettato.
Nel 1889, qualche anno prima di morire, Barnum riassunse in un taccuino i suoi principi di vita: "La nobile arte è quella di rendere felici gli altri, l'onestà, la sobrietà, l'industria, l'economia, l'educazione, le buone abitudini, la perseveranza, l'allegria, l'amore verso Dio e verso gli uomini di buona volontà. Questi preminente sono i requisiti per la protezione della salute, l'indipendenza, o di un Happy Life, il rispetto degli uomini e la speciale favore del nostro Padre nei Cieli."